Un banale errore di digitazione da 349 milioni di dollari

Da traderpedia.
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"Ascoltate soltanto ciò che il mercato vi dice in questo momento.
Dimenticate ciò che pensavate vi stesse dicendo cinque minuti fa."

(Marty Schwartz)


8 dicembre 2005, Borsa di Tokio, Mizuho Securities compie uno degli errori più banali e costosi che un operatore finanziario può fare.

Non si tratta di errori di valutazione di bilancio o dell’acquisto incauto di un titolo, no, si tratta di un banalissimo errore di digitazione che costerà 349 milioni di dollari in soli 10 minuti. Un trader della compagnia riceve l’ordine di vendere una quota di J-Com a 610,000 ¥, l’ordine va a mercato ma a cifre invertite. 610.000 quote di J-Com a 1 ¥, una quantità di azioni 40 volte superiore a quella posseduta dalla Mizaho Securities.

L’errore è stato subito evidente ma, a causa di un problema tecnico, per 10 lunghissimi minuti non è stato possibile annullare l’ordine che, a dire il vero, non avrebbe nemmeno dovuto essere accettato visto l’evidente scostamento di prezzo. Invece è andato a mercato.

In una intervista a Bloomberg News un analista commenta:

“This will make Japan the laughingstock of the world. Mizuho and the Tokyo Stock Exchange show how weak their...trading systems are.”

Forse non proprio lo zimbello del mondo, però il Tokyo Stock Exchange ammette le proprie responsabilità e il suo presidente si dimette.

Resta solo una curiosità. Chi ha banchettato a spese della Mizaho Securities?

I maggiori profitti li hanno fatti dei giganti del trading, UBS, Morgan Stanley e Lehman Brothers. UBS e Lehman Brothers decisero di restituire I guadagni, Morgan Stanley no. Col senno di poi a Lehman Brothers quei soldi non avrebbero fatto male.

E tra i piccoli chi si arricchì? Lo fecero due singoli investitori, di 27 e 24 anni, che riuscirono a guadagnare la bellezza di 17.6 e 6 milioni di dollari.

Non male davvero per una giornata di trading!

Sviluppi legali

Mizuho Securities fa causa per 41.6 miliardi di yen al Tokyo Stock Exchange (TSE) sostenendo che è a causa di un guasto nel sistema informatico del TSE che non è stato possibile annullare l'ordine. Ordine che oltretutto era palesemente anomalo e andava rigettato dal sistema.

Qualche anno dopo, il 4 dicembre 2009, la corte di Tokio emette una sentenza di condanna nei confronti del Tokyo Stock Exchange condannandolo a pagare circa 10.7 miliardi di yen, approssimativamente un quarto dell'intera perdita iniziale.

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