Il cigno nero

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Il "cigno nero" australiano.
"Il cigno nero.
Come l'improbabile governa la nostra vita."
(Taleb Nassim)


In finanza si parla di "cigno nero" per indicare un evento raro, inatteso, improbabile, imprevedibile e dagli effetti dirompenti.

L'origine del termine

Il termine "cigno nero" è diventato famoso grazie al libro di Taleb Nassim "Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita."  Tuttavia, anche se si deve a Taleb l'indiscusso merito di aver reso il termine "cigno nero" famoso in tutto il mondo della finanza, le sue origini sono da ricercare indietro nei secoli. Si deve infatti al poeta latino Giovenale l'origine dell'utilizzo del termine "cigno nero", solo che veniva usata per indicare un fatto impossibile.

Scriveva Giovenale: “rara avis in terris nigroque simillima cygno”. (Un uccello raro a questo mondo è davvero simile a un cigno nero).

Questa frase è stata vera molti secoli, finché, nei primi del novecento, un gruppo di esploratori britannici ha scoperto il Chenopis Atrata, un pennuto della famiglia dei cigni, totalmente nero che vive nei fiumi australiani e neozelandesi.

Taleb nel suo libro evidenzia come sia il ragionamento deduttivo che quello induttivo abbiano dei grossi limiti permettendo conclusioni che dipendono fortemente dalle premesse. Una falsa premessa porta a un risultata errato, a delle convinzioni non corrette.

Chi afferma che tutti i cigno sono bianchi lo fa per mezzo della propria e altrui esperienza, non aver però mai visto un cigno nero non ne esclude l'esistenza.

Secondo Nassim Taleb, il cigno nero è un evento imprevisto dotato di 3 caratteristiche:

1) una probabilità molto bassa di verificarsi,

2) un grandissimo impatto,

3) un’intrinseca predisposizione ad essere “spiegato” a posteriori dagli “esperti”, quegli stessi esperti che fino a un secondo prima del suo verificarsi si dilettavano a pontificare su quanto fossero valide le loro assunzioni sul mondo, economia in primis.

Per Taleb un “Cigno Nero è un evento isolato e inaspettato, che ha un impatto enorme, e che solo a posteriori può essere spiegato e reso prevedibile”; ossia un evento “a bassissima probabilità, e altissimo potenziale di danno", sempre Taleb, nel suo libro scrive: “Un singolo evento è sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un'esperienza millenaria. Ci ripetono che il futuro è prevedibile e i rischi controllabili, ma la storia non striscia, salta. I cigni neri sono eventi rari, di grandissimo impatto e prevedibili solo a posteriori, come l'invenzione della ruota, l'11 settembre, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Sono all'origine di quasi ogni cosa, e spesso sono causati ed esasperati proprio dal loro essere imprevisti. Se il rischio di un attentato con voli di linea fosse stato concepibile il 10 settembre, le torri gemelle sarebbero ancora al loro posto. Se i modelli matematici fossero applicabili agli investimenti, non assisteremmo alle crisi degli hedge funds".

Le 10 regole di Nassim Taleb per difendersi dal cigno nero

1) Ciò che è fragile dovrebbe spezzarsi nella fase iniziale quando è ancora piccolo.

Nulla dovrebbe ingigantirsi troppo prima di fallire. L’evoluzione, in economia, porta le situazioni con il maggior numero di rischi nascosti – e quindi le più fragili – a diventare sempre più grandi.

2) Nessuna socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.

Tutto ciò che necessita di essere salvato dovrebbe essere nazionalizzato; ciò che non necessita di aiuto dovrebbe essere lasciato libero, piccolo ed esposto ai rischi. Siamo riusciti a mettere insieme il peggio offerto dal capitalismo e dal socialismo. In Francia negli anni 80, i socialisti controllavano le banche. Negli Stati Uniti, nel 2000, le banche controllavano il governo. Si tratta di una situazione surreale.

3) A coloro che guidavano uno scuolabus bendati (e l’hanno sfasciato) non dovrebbe essere mai più permesso di guidare un altro scuolabus.

L’establishment economico (università, autorità di regolamentazione, funzionari delle banche centrali, funzionari governativi, economisti al servizio di varie organizzazioni) ha perso la propria legittimità a seguito del fallimento del sistema.
Sarebbe imprudente e insensato da parte nostra se ci affidassimo alle capacità di questi esperti per uscire da questo caos. Al contrario, bisogna individuare le persone intelligenti e con le mani pulite.

4) Non lasciare che una persona che riceve bonus e “incentivi” gestisca un impianto nucleare, né tanto meno i rischi finanziari.

La probabilità è che aggiri le regole sulla sicurezza per evidenziare gli “utili” e vantarsi al contempo di essere “prudente”. I bonus non riducono i rischi nascosti di eventuali crisi. È stata l’asimmetria del sistema dei bonus a condurci a questa situazione. Basta con gli incentivi se non ci sono anche le sanzioni: il capitalismo si basa sulle ricompense e sulle sanzioni, non esclusivamente sulle ricompense.

5) Equilibrare la complessità con la semplicità.

La complessità della globalizzazione e di un’economia altamente interconnessa deve essere controbilanciata dalla semplicità dei prodotti finanziari. L’economia è già di per sé una specie di leva, la leva dell’efficienza. Tali sistemi sopravvivono grazie al rallentamento e alla sovrabbondanza; l’aggiunta del debito provoca rotazioni vorticose e pericolose e non lascia spazio a errori. Il capitalismo non riesce a evitare le tendenze e le bolle: le bolle patrimoniali (come nel 2000) si sono dimostrate contenute; le bolle del debito sono pericolose.

6) Non dare ai bambini candelotti di dinamite anche se provvisti di istruzioni.

I derivati complessi devono essere vietati perché nessuno li capisce e solo pochi sono abbastanza perspicaci da conoscerli. I cittadini devono essere tutelati, devono essere protetti dalle banche che vendono loro prodotti “di copertura” e dagli ingenui funzionari delle autorità di regolamentazione che ascoltano i teorici dell’economia.

7) Solo lo schema di Ponzi dovrebbe basarsi sulla fiducia.

I governi non dovrebbero mai avere bisogno di “ristabilire la fiducia”. Le voci dilaganti sono il prodotto di sistemi complessi. I governi non possono fermare tali voci. In parole semplici, dobbiamo essere in grado di scrollarci di dosso queste voci, essere abbastanza forti di fronte ad esse.

8 ) Non dare a un drogato altra droga se soffre di crisi d’astinenza.

Utilizzare la leva finanziaria per curare i problemi di troppa leva finanziaria non è omeopatia, è un’aberrazione. La crisi del debito non è un problema momentaneo, ma strutturale. È necessario un periodo di riabilitazione.

9) I cittadini non dovrebbero fare affidamento sulle attività finanziarie o su fallibili consigli di “esperti” per il loro pensionamento.

L’economia dovrebbe essere definanzializzata. Dovremmo imparare a non utilizzare i mercati come magazzini di valore: essi non presentano le certezze che le persone normali richiedono. I cittadini devono provare l’ansia riguardo le proprie attività (che controllano), ma non riguardo i propri investimenti (che non controllano).

10) Preparare un’omelette con le uova rotte.

Infine, questa crisi non può essere risolta con rattoppi di fortuna, così come una barca con lo scafo marcio non può essere riparata utilizzando raddobbi ad hoc. È necessario ricostruire lo scafo utilizzando del materiale nuovo (e più resistente); dobbiamo ricostruire il sistema prima che lo faccia da solo. Siamo noi che dobbiamo imboccare la strada verso la seconda fase del capitalismo facendo in modo che ciò che deve rompersi si rompa da solo, convertendo il debito in capitale, mettendo in disparte l’establishment economico e delle business school, abolendo il Nobel per l’economia, vietando le acquisizioni con indebitamento, mettendo i banchieri al loro posto, recuperando i bonus di coloro che ci hanno portato a questa situazione e insegnando alle persone a navigare in un mondo con minori certezze.
In questo modo avremo un’economia più simile al nostro ambiente biologico: aziende più piccole, un’ecologia più varia, assenza di leve finanziarie. Un mondo in cui gli imprenditori, non le banche, si assumono i rischi e dove le aziende nascono e muoiono ogni giorno senza che ciò faccia notizia.
In altre parole, un luogo più resistente alla comparsa dei cigni neri.

(Source:Nassim Talebs su DailyCapitalist e Sole24h)

Alcuni esempi di "cigno nero"

Sono moltissimi gli esempi di "cigno nero" in finanza, forse uno dei più rappresentativi è il crollo dell'11 settembre 2001, un evento inimmaginato e dalle conseguenze imprevedibili. La storia finanziaria è piena di esempi che vale la pena conoscere, tra i molti eventi spiccano senz'altro:

E solo per citarne alcuni, in tutti i casi si tratta di eventi inattesi, inaspettati e dalle conseguenze inimmaginabili. Almeno prima che si manifestino.

Cigno nero 2.png

Citazioni:

  • "Un ex analista di Lehman Brothers pretendeva di poter misurare il rischio. Si può misurare un tavolo, un oggetto, la temperatura. Ma come si può pretendere di misurare la probabilità di un evento futuro? Quello che facciamo è effettuare una stima. È differente." (Taleb Nassim)
  • "Cos’è un cigno nero? Il termine fu coniato dal poeta romano Giovenale. All’epoca i cigni neri non erano conosciuti, così utilizzò per primo l’espressione “impossibile come un cigno nero”. Questo modo di dire fu spazzato via quando l’uccello in questione fu scoperto per la prima volta secoli dopo in Australia." (Taleb Nassim)
  • "Non importa quanti cigni bianchi tu possa avere osservato. Tutta quest’esperienza non ti aiuta a prevedere quanti potresti incontrarne di neri e quando." (Taleb Nassim)
  • "Non puoi pensare che qualcosa non accadrà perché non lo hai mai visto capitare in passato." (Taleb Nassim)
  • "È interessante come qualcosa che si riteneva inimmaginabile diventi prevedibile quando poi capita per davvero. Per questo motivo esistono gli economisti. Loro capiscono tutto." (Taleb Nassim)
  • "Una teoria è come una medicina: spesso inutile, a volte necessaria, sempre interessata e occasionalmente letale. Per questo dev'essere usata con attenzione, moderazione e sotto la supervisione di un adulto." (Taleb Nassim)

Vedi anche: