La compagnia del Mississippi

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«Alcuni si riuniscono in società clandestine e creano nuove merci per trafficare fuori del loro ramo; con nomi vacui e pomposi ingannano la città, e creano prima nuovi crediti per poi farli crollare: dividono il vacuo nulla in quote per menar per il naso la città intera. Speculatori e mediatori si mettono in combutta e il mercante babbeo mandano in rovina; lo tiran dentro per poi tradirlo, e distruggono da sé il marchingegno che hanno costruito: allo stesso modo i chimici con i loro trucchi magici fanno evaporar mirabilmente qualche liquido strabiliante; ma quando la folla credulona tira fuori i soldi, l’inganno si è dissolto e il vapor si dilegua». (Daniel Defoe, Reformation of Manners, 1702)


Per poter comprendere come la bolla speculativa della Compagnia del Mississippi, anche conosciuta come Compagnia delle Indie, abbia potuto aver luogo occorre fare un passo indietro nel tempo, cercando di comprendere la situazione dell’epoca.

Monete e debiti dell'epoca...

Allora le banconote, come le intendiamo noi oggi, non esistevano e le monete erano d’oro o d’argento, ogni commercio avveniva dietro corrispettivo di “luigi d’oro”, piuttosto che di “scudi d’argento”. Il settore della moneta era dominato dalla potente corporazione degli orefici che prestava denaro alla corona. La vita del banchiere era pericolosa, poteva capitare che, a seguito di incertezze politiche, gli investitori si presentassero in massa a ritirare i propri depositi. Un’istituzione che, a torto, sia gli orefici che i risparmiatori consideravano sicura era la Zecca Reale, che all’epoca aveva sede nella torre di Londra.

Nel 1641 Carlo I, per pagare i propri debiti, si impadronì di 130.000 sterline depositate dagli investitori; trentanni dopo, nel 1671, Carlo II fece la stessa cosa confiscando i depositi per 1.300.000 sterline ripianando così i propri debiti ma condannando alla miseria centinaia di risparmiatori che, incautamente, ritenevano affidabile depositare i propri risparmi presso la Zecca Reale. Re Guglielmo III, per finanziare le guerre in Europa, era in frenetica ricerca di denaro ma i risparmiatori, che ben ricordavano i trascorsi della corona, erano assolutamente restii ad affidare il proprio denaro al re. La cronica scarsità di moneta circolante si faceva sentire e inoltre le monete circolanti non erano tutte uguali: alcune erano molto vecchie e il loro peso variava quindi anche di molto rispetto al valore nominale. Scaltri truffatori limavano le monete rischiando la condanna a morte prevista per il reato di “tosatura delle monete”. Fu calcolato che alla fine del 1600 le monete in circolazione contenevano oro o argento per meno della metà del loro valore nominale.

Per tentare di risolvere il problema della tosatura il tesoro emise una nuova moneta con l’orlo zigrinato e con la quantità d’oro corrispondente al valore nominale, ma senza ritirare la vecchia moneta. La situazione, quindi, invece di migliorare peggiorò, perché i cambiavalute fecero incetta delle nuove monete fondendole e rivendendo l’oro in mercati dove valeva di più, attuando una prima forma di arbitraggio. Era dunque sempre più sentita l’esigenza di una moneta stabile e che avesse un valore riconosciuto. Guglielmo III, che aveva necessità urgenti di denaro per continuare la guerra ma che era in difficoltà per la compromessa credibilità della corona, dovette escogitare una soluzione per superare la grande diffidenza dei risparmiatori di fronte a nuove richiesta di prestito. Soluzione che fu trovata attuando un ingegnoso piano finanziario: furono aperte le sottoscrizioni per una nuova banca che vide la luce il 21 giugno 1694, la Banca d’Inghilterra. Il governo assicurò che il comportamento di Carlo II non si sarebbe ripetuto e che ogni investitore avrebbe ricevuto una banconota manoscritta che conteneva la promessa di restituzione del debito a fronte di un interesse. In ogni momento i sottoscrittori avrebbero potuto convertire in oro o in argento le banconote manoscritte.

Stampare moneta

Fu un immediato successo e il Re poté continuare la sua guerra, l’emissione limitata e garantita di banconote supplì alla penuria cronica di moneta. Un successo lasciato alla sola coscienza di chi doveva stampare banconote garantite da un sottostante. Fu proprio questa l’epoca storica che diede i natali a John Law, libertino, giocatore d’azzardo, assassino, padre dell’economia moderna e fondatore della Compagnia del Mississippi.

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«Negli ultimi vent’anni il commercio è stato compreso in Francia meglio di quanto non lo fosse mai stato in passato, dal regno di Pharamond a quello di Luigi XIV. Prima di questo periodo era un’arte segreta, una specie di alchimia in mano a tre o quattro persone che facevano davvero l’oro ma non comunicavano a nessuno il segreto grazie al quale si erano arricchiti […] Era destino che uno scozzese di nome John Law dovesse venire in Francia e sconvolgere l’intera economia del nostro governo per ammaestrarci». (Voltaire, “Sul commercio”)

Mentre gli alchimisti cercavano di trasformare il vile metallo in oro, gli speculatori cercavano sistemi più terreni e pratici per ovviare alla drammatica penuria di denaro circolante. La mancanza d’oro e d’argento era un limite frustrante nei commerci e alla soluzione di questo grave problema, oltre alla concessione di credito, venne in aiuto proprio John Law.

L'ascesa di John Law

Era un personaggio che sprigionava un fascino magnetico: fuggito dall’Inghilterra dopo aver ucciso in duello Edward Wilson, figlio di un nobile decaduto, viaggiò per tutta Europa ben consapevole che la condanna a morte alla quale era stato condannato in patria avrebbe fatto di lui un esule per sempre.

«Il signor Law sa meglio di chiunque altro com’è riuscito a fuggire. Sono state raccontate molte storie strane, in particolare si è detto che lui, quando notò che la guardia davanti alla sua cella stava dormendo da più di un’ora, pensò che si trattasse di un trucco e si è anche detto che comperò il viceguardiano […]». (James Johnston, Conte di Warriston, 1719)

La sua passione era il gioco d’azzardo, aveva una vera predilezione per le scommesse e riusciva a vincere molto spesso grazie ad una magistrale abilità e a vantaggi statistici che si assicurava di avere. La fortuna lo assiste mentre si sposta tra i tavoli da gioco di Genova e di Venezia, consentendogli di guadagnare ben 20.000 sterline. Durante il suo vagabondare per l’Europa scrisse un libro intitolato “Essay on a Land Bank” (saggio su una banca terriera) dove proponeva di garantire con la terra l’emissione di cartamoneta. Il testo fu inviato alla regina Anna, succeduta a Gulielmo II, ma la proposta di Law fu respinta.

Law sapeva che la condanna a morte avrebbe reso difficile l’accoglimento della sua proposta e scrisse, nel 1705, un secondo libro in forma anonima intitolato: “Money and Trade Considered with a Proposal for Supplying, the Nation with Money” (Considerazioni sulla moneta e sul commercio con una proposta per fornire la nazione di moneta). L’opera ebbe un grande successo e fu illustrata al parlamento scozzese, che però l’accolse con poco entusiasmo. Alla fine Law, dopo aver sottoposto la propria proposta all’Imperatore d’Austria, si recò in Francia. La nazione, a seguito di lunghissime guerre volute da Luigi XIV soffriva di una penuria drammatica di monete e la povertà era diffusa.

Law sosteneva: «Il commercio e il denaro dipendono l’un dall’altro; quando il commercio languisce, il denaro scarseggia; e quando il denaro scarseggia, il commercio languisce». Nel 1706 sottopose la propria proposta al controllore generale di Luigi XIV ma non fu capito e, ancora una volta, si trovò a subire un rifiuto. Tuttavia questo viaggio cambiò il suo destino poiché, proprio nei circoli esclusivi che amava frequentare, conobbe il nipote del Re, Filippo Duca D’Orléans che, per uno strano gioco del destino, sarebbe in seguito divenuto il reggente al trono di Francia.

I due erano coetanei e vi fu subito un reciproco scambio intellettuale. Law ebbe l’occasione di trascorrere molte ore in compagnia del Duca D’Orléans esponendo nel dettaglio ogni sua idea. Alla morte di Luigi XIV l’erede al trono era il suo secondo pronipote, un bambino di appena 5 anni, al Duca d’Orléans spettava il titolo di Reggente fino al compimento della maggiore età del re. John Law ebbe quindi una incredibile possibilità: poté teorizzare una teoria economica e metterla in pratica.

«Sua Altezza Reale non avrà difficoltà a mietere successi da ciò che ho l’onore di proporre. Il miglior attore non è infatti colui che ha il ruolo più importante, ma colui che sa recitare meglio. Conosco le mie forze e amo troppo il piacere per occuparmi di affari che non conosco a fondo. Le mie idee sono semplici, i principi di base ai quali le ho sviluppate sono veri e le conclusioni che ne ho tratto sono corrette». (Lettera di John Law al Reggente, dicembre 1715)

Law fondò la prima banca autorizzata ad emettere cartamoneta in Francia, il suo primo cliente fu proprio il Reggente che versò una ingente somma di denaro aumentando così a dismisura la fiducia della gente che pensava che se addirittura il sovrano depositava i suoi soldi nella banca, anche i loro risparmi dovevano essere al sicuro.

La legittimazione del Reggente

L’appoggio del Reggente era la migliore pubblicità possibile. Le banconote emesse dalla banca erano garantite da depositi di monete d’oro e d’argento e convertibili in ogni momento. Law divenne a tutti gli effetti un cittadino francese acquisendo la nazionalità e la banca, dopo qualche difficoltà iniziale, iniziò ad avere successo. Ma Law aveva ben altre idee in mente.

«La banca non è l’unica né la più grande delle mie idee. La mia opera stupirà l’Europa per i cambiamenti che porterà alla Francia, cambiamenti maggiori di quelli prodotti dalle scoperte delle Indie a dall’introduzione del credito. Grazie alla mia opera Sua Altezza Reale sarà in grado di risollevare il regno dalla pessima condizione in cui è precipitato e di renderlo più potente di quanto non sia mai stato, di mettere ordine nelle finanze, di rimettere in sesto, aiutare e rafforzare l’agricoltura, le manifatture e il commercio, di aumentare la popolazione e accrescere le entrate nel regno, di rimborsare oneri inutili e gravosi, di incrementare gli introiti della Corona aiutando nello stesso tempo il popolo e ridurre il debito dello stato senza far torto ai creditori».

L’idea di Law era tutto sommato semplice. Si trattava di creare una società che commerciasse con i territori d’oltremare portando in Francia argento, avorio, caffè, cioccolata, ebano, lacca, oro, porcellana, seta, spezie, tè e altri prodotti lussuosi.

Fino ad allora la Francia aveva commerci sporadici con i nuovi continenti e le potenzialità, sulla carta, erano enormi. Ancora una volta Law fu favorito dal Reggente ed ottenne l’esclusiva dei commerci con la colonia francese della Louisiana, un territorio vastissimo, incolto e inesplorato. Immense ricchezze attendevano solo di essere scoperte.

Secondo Law i precedenti tentativi erano falliti per la mancanza di ingenti capitali, ma questa volta sarebbe stato diverso. La società sarebbe stata capitalizzata permettendo di convertire i titoli di stato in azioni, una manovra che era ben vista dal Reggente che vedeva così ridursi il peso dell’ingente debito pubblico. Nel dicembre del 1718 la banca fondata da Law diventa la Banca Reale a seguito del suo acquisto da parte dello Stato. Law e il Reggente, che erano i maggiori azionisti, realizzarono immense fortune. Law acquistò l’Hotel de Soissons che divenne il quartier generale della Compagnia del Mississippi.

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L’Hotel de Soissons, il quartier generale della Compagnia del Mississippi.

Vennero emesse nuove azioni per un importo elevatissimo e Law giocò d’azzardo ancora una volta. Poiché il prezzo delle vecchie azioni languiva ancora sotto la pari nessuno voleva sottoscrivere le nuove azioni, dichiarò che avrebbe sottoscritto il 90% della nuova emissione per un importo di 25 milioni di lire francesi.

Fu un colpo di genio.

Un business solido

Gli investitori credettero che Law, sicuramente ben informato, sapesse che il business era solido e promettente altrimenti non avrebbe mai investito in prima persona così tanto denaro, la società fresca di nuova capitalizzazione cambiò nome in Compagnia delle Indie anche se molti continuarono a chiamarla col vecchio nome. Il prezzo delle azioni iniziò a salire e in poco tempo raggiunse il prezzo di sottoscrizione, poi 600, 700, 800 e infine 1.000 livres. Tutti volevano le azioni e a luglio del 1719 venne fatta una terza emissione. Ad agosto le quotazioni avevano già raggiunto quota 3.500. Law innescò il primo boom di borsa e fu proprio in questo periodo che fu coniata la parola “milionario” per indicare un nuovo ricco.


"Non si vedevano altro che nuovi vestiti, nuove figure e un numero infinito di famiglie che hanno accumulato nuove fortune. A Parigi si vedono in circolazione 800 nuove carrozze e le famiglie arricchite comprano nuove stoviglie, mobili nuovi, vestiti nuovi e un nuovo equipaggio, cosicché il commercio si è sviluppato in maniera prodigiosa». (Daniel Defoe, 12 settembre 1719)


Il 13 settembre 1719 venne lanciata la quarta sottoscrizione di azioni al costo di 5.000 livres e con valore nominale di 500. Andò a ruba, ricevendo il doppio di richiesta rispetto alla disponibilità. Ottenere credito per acquistare le azioni era facile, bastava versare il 10% di deposito, così molti vendettero le loro proprietà per acquistare a margine il diritto di ottenere le azioni, ripromettendosi di rivenderle nel giro di pochi giorni. In altre parole comperavano opzioni. A ottobre il prezzo delle azioni aveva raggiunto le 6.500 livres.

Nessuno si faceva domande su come fosse possibile una crescita dei prezzi non sostenuta da alcun profitto. Anzi, i nuovi insediamenti erano addirittura a rischio sopravvivenza, le malattie decimavano i coloni e il territorio era ostile. Nel marzo 1719 i pellerossa uccisero ben 1500 coloni francesi ma la notizia fu ovviamente celata. Non vi era nemmeno il tempo per cercare le immense ricchezze poiché si lottava per la sopravvivenza e perfino i rapporti con gli spagnoli e gli inglesi erano tutt’altro che buoni. Il prezzo delle azioni continuava a salire, sostenuto dalla facilità con la quale si aveva accesso al credito. A dicembre i prezzi quotavano 10.000 livres ma venivano già vendute a termine a 15.000 livres.

Nel giro di pochissimo tempo Law divenne ricchissimo e riempito di onori e il 5 gennaio 1720 fu nominato Controllore delle Finanze in Francia, uno straordinario onore se consideriamo che era scozzese di origine. Le voci sulle sofferenze dei coloni cominciarono però lentamente a diffondersi.

Per mantenere alta la fiducia furono reclutati battaglioni di mendicanti che, travestiti da minatori, marciarono per le vie di Parigi facendo finta di essere in partenza per le miniere della Louisiana. Quando gli stessi minatori furono visti per le strade della città settimane dopo alcuni investitori vollero toccare con mano la loro fortuna e iniziarono a vendere i titoli e a convertire le banconote in beni più tangibili della carta e, quando scoprirono che non vi erano fondi per convertire le banconote emesse dalla banca di Law si scatenò il panico.

Il tracollo delle azioni

La quotazione delle azioni crollò a 4.000 livres in una settimana, parecchi investitori decisero di vendere per investire nella più promettente Compagnia dei Mari del Sud. Oltre 500.000 persone persero intere fortune con la stessa velocità con la quale l’avevano accumulata quindi è di Law il merito sia del primo boom di borsa che del primo tracollo.

Una canzone popolare recita:

Lunedì ho comperato le azioni,
martedì ho guadagnato milioni,
mercoledì la casa ho trovato,
giovedì la carrozza ho ordinato,
venerdì sono andato a ballare,
E sabato sono finito a mendicare.


Il prezzo precipitò a 2.000 livres dimezzandosi ulteriormente e, per far fronte alla richiesta di conversione in oro delle banconote, si ricorse alla svalutazione delle stesse.

L’avvocato Marais ci lascia una descrizione breve ma esaustiva: «È la bancarotta di tre quarti della banca e di cinque sesti della Compagnia del Mississippi».

L’inflazione andò, ovviamente, alle stelle e di tutto questo fu incolpato Law. Il 10 ottobre venne emanato un decreto che eliminava la cartamoneta, ormai svalutatissima, a favore delle vecchie monete metalliche. Il 27 novembre 1720 la Banca Reale chiuse i battenti. Law fu rimosso da ogni incarico e trattato con generale disprezzo, fuggì dalla Francia, con il beneplacito del Reggente che preferiva allontanare una così grande fonte di imbarazzo per lui. Law non portò denaro con sé poiché il Reggente gli aveva assicurato che glielo avrebbe fatto avere in seguito e si rifugiò a Venezia finendo qui i suoi giorni in povertà. La promessa del Reggente non fu mantenuta.

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 John Law in una vignetta satirica dell’epoca La cartamoneta fu riproposta in Francia solo 80 anni più tardi, e se Law potesse vedere come si svolgono oggi le transazioni finanziarie potrebbe aggiungere anche la beffa al danno subito.

La fine della Compagnia del Mississippi

Quanto alla Compagnia del Mississippi, le fu revocata ogni concessione, fatti salvi i commerci marittimi e le azioni furono ridotte di numero. Sul finire del settecento venne poi definitivamente chiusa.

«Finisce così il sistema della cartamoneta,
che ha arricchito un migliaio di pezzenti
e ha impoverito centinaia di migliaia di galantuomini».
(Voltaire)

Vedi anche: