Zone di ritracciamento

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Una particolare tecnica di Gann permette di individuare delle “zone di ritracciamento” anziché dei livelli ben definiti. Questa tecnica è di semplice attuazione e può essere utile per cercare delle conferme alle elaborazioni derivanti dalle tecniche poc’anzi esposte.

Per prima cosa individuiamo i punti P1, P2 e P3. Il primo punto (P1) è il massimo di un movimento, il secondo punto (P2) è il minimo e il terzo punto (P3) è dato dal prezzo di P1 e dal tempo di P2. Dal punto P2 sono tracciate due trendline (L2 e L1) al rialzo di 45° e di 63.75°. Dal punto P3 tracciamo una terza trendline L3 al ribasso con inclinazione di 45°. Individuati i punti d’intersezione delle due linee tracciamo due rette orizzontali che delimitano la zona d’inversione. Secondo Gann tra questi due livelli potrà esaurirsi il ritracciamento iniziato nel punto P2. Vediamo un esempio:



Gann zone ritracciamento 2.jpg
Zone di ritracciamento parte 1 - Indice Comit -


Vediamo nel prossimo esempio come si sono comportati i prezzi nella zona appena delimitata. Com’è facile notare in più occasioni l’indice ha trovato una resistenza. Il primo grosso ritracciamento di giugno 1993 ha portato i corsi fino alla retta di 63.75°.



Gann zone ritracciamento 2.jpg
Zona di ritracciamento parte 2 - Indice Comit -


È chiaro che la diversa scala che utilizziamo per individuare le zone di ritracciamento non fa cambiare il range individuato. Infatti, se aumenta la “lunghezza” della banda aumenta anche la distanza tra un prezzo e l’altro. Il risultato non cambia, lo potete osservare confrontando i livelli individuati dalle figure proposte prima, nella seconda la zona di ritracciamento è più larga ma i valori non cambiano.


Vedi anche: