Differenze tra le pagine "Stocastico" e "Stop loss"

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Il concetto fondamentale dell'oscillatore, in analisi tecnica, si basa sulla convinzione che il prezzo di chiusura, considerato il più ricco di significato, si avvicina ai livelli massimi della sessione in situazioni di rialzo; mentre in fase ribassista la chiusura si posiziona vicino ai minimi della sessione. <br>Di conseguenza, in situazioni di uptrend l'osservazione di escursioni caratterizzate da nuovi massimi e chiusure poste intorno ai minimi segnalano un indebolimento della fase rialzista. Nel caso di un downtrend valgono le considerazioni opposte.<br>Il primo indice di Lane,&nbsp;%K, ha la seguente forma analitica:
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''«La ragione principale per cui la gente perde denaro nei mercati finanziari è che non riduce le perdite. Bizzarrie della natura umana: per quanto numerosi siano i libri che riportano questa regola, e gli esperti che offrono questo consiglio, la gente continua a commettere lo stesso errore.»'' ([[Victor Sperandeo]])
  
%K = [[Image:Stoc 1.jpg]]
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dove Ct è il prezzo di chiusura corrente, Hn e Ln indicano rispettivamente il prezzo massimo e minimo registrati nell’arco temporale n. Durante la sessione corrente t è indispensabile individuare i valori:
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La perdita massima, in una strategia di trading, è chiamata ''“stop-loss” ''che significa''“fermare la perdita”'' e, come si capisce dal nome, ha il solo scopo di evitare che una caduta si trasformi in una grande caduta. Tutto qui, tutto apparentemente semplice.  
  
Hn = MAX [ Ht, H(t-1) , H(t-2) ,...........,H(t-n+1) ]<br>Ln = min [ Lt , L(t-1) , L(t-2) ,............,L(t-n+1) ]
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Ma la verità è un’altra, lo stop-loss, pur ricoprendo un ruolo importante e indispensabile in ogni strategia di trading, ne sancisce il fallimento ed è, quindi, un ospite sgradito di ogni trade. A nessuno piace contabilizzare una perdita, tanto più se viene generata da uno stop-loss che salta distruggendo capitale ed aspettative.  
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== Differenti tipologie di stop ==
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Esistono diversi tipi di stop-loss che possono essere espressi in:<br>'''''• percentuale fissa;<br>• a valore monetario; <br>• a punti fissi.'''''
  
Nelle unità temporali successive si procede all'aggiornamento dei valori. Si può ben comprendere come l'elaborazione dell'indice&nbsp;%K necessiti di una serie di dati in cui siano presenti i prezzi massimi, minimi e di chiusura. <br>Una scelta critica riguarda la grandezza n; l'ampiezza dell'intervallo temporale n non può scaturire che da un'attenta verifica delle performance storiche determinate dall'applicazione dei segnali operativi ricevuti dalla curva&nbsp;%K.<br>Avendo l'indicatore&nbsp;%K una fascia di oscillazione pari a 100, si possono identificare delle zone all'interno delle quali la curva si muove esprimendo delle particolari condizioni del mercato:
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Oppure possono essere legati:<br>'''''• alla volatilità;<br>• al tempo trascorso.'''''  
  
• fascia compresa tra i valori [80,100]; si tratta di una fase in cui il trend al rialzo si trova, probabilmente, ad un punto di esaurimento non potendo continuare a reggere gli alti livelli dei prezzi. In tale circostanza (fase di ipercomprato) vi è un forte squilibrio tra l’offerta e la domanda con una predominanza dei compratori. <br>• fascia compresa tra i valori [0, 20]; si tratta di una fase del trend ribassista in cui le continue vendite (fase di ipervenduto) portano alla completa dominanza dell'offerta sulla domanda; è plausibile aspettarsi un ritorno della forza toro del mercato, anche per i prezzi particolarmente appetibili per un acquisto.<br>• fascia compresa tra i valori [20, 80]; si tratta di una fascia neutra di oscillazione. In questa fase si presume un sostanziale equilibrio tra la domanda e l’offerta.  
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Ogni diverso stop risponde a determinate esigenze di protezione, il capitale muta continuamente in entità ma anche in qualità. E non bisogna dimenticare che il tempo, impietosamente, concorre a “qualificare” il mutamento.<br>Lo stop a percentuale fissa prevede l’uscita dopo una perdita superiore a una variazione percentuale. Rappresenta il movimento avverso massimo che si decide, a priori, di concedere al titolo. Uno dei dilemmi più diffusi tra i trader, una volta convinti della necessità assoluta dello stop-loss, è quanto deve essere grande lo stop. Stop-loss troppo piccoli saltano di continuo, ma troppo larghi perdono buona parte della loro utilità.
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== Ampiezza di uno stop ==
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Seguono delle percentuali di stop di massima, divise per time frame.  
  
Dall'individuazione delle suddette fasi, si possono ottenere indicazioni per operazioni di compravendita: acquisto quando la&nbsp;%K si trova in zone di ipervenduto, e vendita quando la&nbsp;%K si muove nella fascia di ipercomprato. <br>Per rimediare alla accentuata variabilità delle oscillazioni della curva&nbsp;%K si introduce un processo di perequazione per media mobile semplice; si ottiene così un nuovo indicatore, detto K Slow (%KS):
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''• Operazioni Intraday.<br>''Da pochi tick a 2-3 punti percentuali.<br>''• Operazioni Multiday su grafico daily.''<br>Dal 2% al 7%<br>''• Operazioni Multiday su grafico settimanale.''<br>Dal 2% al 15%  
  
%KS(t,h) = [[Image:Stoc 2.jpg]]
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Ovviamente l’ampiezza di uno stop va tarata sulla metodologia di trading che si utilizza, se si generano segnali ricercando le rotture tecniche, e quindi volatilità e direzionalità che esplodono, lo stop può essere molto piccolo perché, ad esempio, alla rottura di un massimo assoluto i prezzi dovrebbero esplodere. Se invece si utilizzano medie mobili o altri sistemi “ritardati” lo stop dovrà essere più largo dando la possibilità alla strategia stessa di generare i cambiamenti di posizione.
  
dove h è il dominio della media mobile. <br>L'interpretazione del movimento della&nbsp;%KS(t,h) è analoga a quella della curva&nbsp;%K, con una modifica per le soglie estreme. La zona di ipercomprato sarà identificata nella fascia 70-100, mentre la zona di ipervenduto viene segnalata nella fascia 0-30.<br>L'ultimo indicatore previsto in questo modello è un'ulteriore perequazione per media mobile semplice della curva KS. Il nuovo indicatore, D Line (DL), si ottiene nel modo seguente:
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== Altri accorgimenti ==
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Lo stop loss è un’ospite sgradito, è bene metterlo in chiaro, tuttavia la sua presenza è indispensabile e va accompagnata da altri accorgimenti per uscite tempestive dalla posizione.  
  
%DL(t,s) = [[Image:Stoc 3.jpg]]
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*Lo '''''stop a valore monetario''''' consiste nel prevedere la chiusura dell’operazione alla perdita di un certo ammontare di denaro. Se, ad esempio, il mio stop è di 500 euro ad operazione, ogni volta che perderò quella cifra, indipendentemente dal capitale utilizzato, scatterà la chiusura dell’operazione. Uno stop che però ha il grosso limite di non essere costante percentualmente, se infatti applichiamo uno stop di 500 euro a un titolo che quota 10 euro l’incidenza è del 5%, se poi lo stesso titolo precipita a 5 euro ecco che l’incidenza percentuale raddoppia e si porta al 10%
  
dove s è il dominio della media mobile.<br>I segnali operativi maggiormente significativi proposti da G. Lane vertono su due aspetti: da una parte si osserva l'interazione tra due indicatori del modello (usualmente&nbsp;%KS e&nbsp;%DL), e dall'altra si verificano eventuali divergenze tra l'andamento del prezzo e quello dell'indicatore maggiormente mediato (%DL).<br>Per quanto riguarda il primo aspetto, viene applicato il concetto già piuttosto diffuso dell'incrocio di due medie mobili di diverso dominio per l'assunzione di posizioni.<br>Il modello dell'oscillatore stocastico prevede quindi di:<br>1) assumere posizioni lunghe quando&nbsp;%KS (t,h) &gt;&nbsp;%DL(t,s)<br>2) assumere posizioni corte quando&nbsp;%KS (t,h) &lt;&nbsp;%DL(t,s)<br>Il grafico seguente mostra l'andamento delle due curve&nbsp;%KS (linea continua) e&nbsp;%DL (linea tratteggiata). Una rapida osservazione mette in evidenza come, seguendo le indicazioni proposte, un cospicuo numero di operazioni non risulta profittevole.<br>Per quanto riguarda il secondo aspetto, si segnalano momenti di cambiamento delle fasi correnti in situazioni di discordanze tra l'andamento della&nbsp;%DL e del prezzo.  
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*Lo '''''stop a punti fissi''''' è usato principalmente quando si opera con i future. Perdere 500 punti in un future che quota 15.000 punti è la stessa cosa, dal punto di vista monetario, di perderne 500 con il future che quota 30.000 punti (in entrambi i casi si perdono 500 punti moltiplicati il valore del tick). Dal punto di vista della percentuale è invece ben diversa la cosa, nel primo caso si tratta di uno stop del 3%, nel secondo caso dell’1,5%.
  
In un mercato al rialzo, quando si manifesta una correzione del trend che comporta il raggiungimento di due consecutivi massimi relativi, in cui il secondo è maggiore del primo, la divergenza si osserva quando l'indicatore sviluppa, in concomitanza dei massimi del prezzo, due massimi relativi con il secondo, però, inferiore al primo. <br>Nel mercato al ribasso vale il contrario. Nel momento in cui si manifesta una trendline (costruita sull'oscillatore) al ribasso ed invece il prezzo continua una fase rialzista evidenziata da una trendline ascendente, è plausibile attendersi una inversione dell'andamento del prezzo. Nel momento in cui è accertata la divergenza, una interruzione del trend corrente pare molto probabile, e i segnali di assunzione delle posizioni vengono ancora forniti dall'intersezione delle curve&nbsp;%KS e&nbsp;%DL.<br>Alla luce di diverse simulazioni, le strategie d'impiego degli indicatori&nbsp;%KS e&nbsp;%DL non sembrano molto produttive. Il problema principale deriva dall'alto numero di operazioni che la sistematica intersezione delle due curve suggerisce d'intraprendere.  
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*Lo '''''stop legato alla volatilità''''' è uno stop quasi intelligente che parte da un presupposto corretto: i mercati sono sempre in mutamento. E quindi la volatilità crea zone di incertezza direzionale o di trend ben definiti che con un indicatore di volatilità si possono, in parte, misurare. Per questo particolare tipo di stop esistono due applicazioni:<br>1. stop automatico legato alla volatilità <br>2. stop manuale legato alla volatilità.
  
[[Image:Stoc 4.jpg|center|Stoc 4.jpg]]
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Nello stop automatico, utilizzato prevalentemente nella costruzione di trading system, si creano tre sistemi identici tranne che per il valore dello stop loss, e grazie a un indicatore che misura la volatilità si fa gestire il trade con uno dei tre sistemi. <br>Il sistema per l’alta volatilità con uno stop maggiore, quello per la bassa volatilità con uno stop basso e quello per la fascia intermedia che è, peraltro, quella utilizzata maggiormente, con uno stop intermedio.
<center>''Oscillatore stocastico con sovrapposizioni delle curve&nbsp;%KS e&nbsp;%DL.''</center>
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In altri termini si utilizzeranno stop più elevati in alta volatilità (mercato con forti sbalzi delle quotazioni che crea molti falsi segnali), stop più bassi nei mercati a bassa volatilità (con movimenti progressivi senza strappi) e stop normali nelle altre fasi. Il motore del trading system, ovviamente, avrà il compito di discriminare i segnali in trend da quelli generati nelle fasi laterali.
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Lo stop legato alla volatilità manuale è, invece, più “artigianale” ed è utilizzato prevalentemente nell’insieme delle tecniche di breakout con la ricerca di fasi laterali che creano esplosioni di volatilità. Generalmente si compra alla rottura della fase laterale mettendo lo stop sulla vecchia resistenza che diviene supporto. In realtà è più corretto mettere lo stop alla base della candela che ha generato il segnale e non alla rottura grafica, generalmente posta ad un livello superiore. Questo tipo di stop è molto utilizzato dai trader che utilizzano l’analisi candlestick.  
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*Lo '''''stop legato al tempo trascorso''''' è un particolare stop che muta in funzione del tempo, solitamente si riduce di ampiezza col trascorrere delle barre arrivando a permettere la chiusura in pari dopo un tempo prefissato e se, ovviamente, la quotazione è superiore al prezzo di acquisto. Lo scopo di questo stop è di trasformare il trade in un’operazione a rischio zero. Nei trading system che utilizzano l’esplosione della volatilità come segnale di acquisto questo stop è particolarmente prezioso poiché, dopo un forte strappo delle quotazioni, il trend deve riprendersi entro poche barre altrimenti si tratta di un falso segnale.
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== In conclusione ==
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Chiudere un trade in stop loss sancisce il fallimento del segnale. La frustrazione è massima quando, dopo essere saltato lo stop, il trend riprende forza e vigore senza la nostra posizione. Se si inserisce uno stop loss troppo stretto si finisce col perdere più del dovuto. Se non si mette uno stop loss si finisce col perdere più del dovuto. Spesso non è l'imprecisione delle nostre intuizioni che ci fa perdere, ma l'inadeguatezza delle nostre aspettative.
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E’ facile scegliere fra il bene e il male, più complicata la scelta quando le persone si trovano davanti a due eventi considerati dannosi ma di diversa entità. In questi casi la scelta più corretta è quella del male minore. Il cervello, in modo naturale, opta infatti per il dolore di lungo termine piuttosto che quello di breve. E’ per questa ragione che investitori e aspiranti trader non rispettano gli stop loss. Davanti a un’operazione in perdita il trader si trova davanti a una scelta: tenere aperta la posizione, con il rischio di vederla lievitare o chiuderla, contabilizzando immediatamente il risultato negativo. L’essere umano tende in modo naturale alla prima scelta e cosi il danno molto spesso si aggrava. Ma, da un punto di vista operativo, si dovrebbe utilizzare la regola del “male minore” per evitare il pericolo di subire perdite di notevole entità.
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== Citazioni  ==
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*''"Un buon stop order è piazzato su un livello di prezzo dove si e' disposti a trasferire il rischio a qualcun altro." ''(Ed Seykota)
  
<br>[[Image:Stoc 5.jpg|center|Stoc 5.jpg]]
 
<center>''Oscillatore stocastico con situazioni di divergenza.''</center>
 
 
== Vedi anche:  ==
 
== Vedi anche:  ==
  
*[[Indice sequenziale Analisi Algoritmica|Indice sequenziale Analisi Algoritmica]]
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*[[Indice sequenziale Trading|Indice sequenziale Trading]]
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*[[Stop_loss|Stop loss]]
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*[[Breakeven stop|Breakeven stop]]
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*[[Trailing stop|Trailing stop]]
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*[[Take profit|Take profit]]
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*[[Shock Protection|Shock Protection]]
  
[[Category:Oscillatori]]
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[[Category:Trading]]

Versione attuale delle 08:45, 4 dic 2015

«La ragione principale per cui la gente perde denaro nei mercati finanziari è che non riduce le perdite. Bizzarrie della natura umana: per quanto numerosi siano i libri che riportano questa regola, e gli esperti che offrono questo consiglio, la gente continua a commettere lo stesso errore.» (Victor Sperandeo)


La perdita massima, in una strategia di trading, è chiamata “stop-loss” che significa“fermare la perdita” e, come si capisce dal nome, ha il solo scopo di evitare che una caduta si trasformi in una grande caduta. Tutto qui, tutto apparentemente semplice.

Ma la verità è un’altra, lo stop-loss, pur ricoprendo un ruolo importante e indispensabile in ogni strategia di trading, ne sancisce il fallimento ed è, quindi, un ospite sgradito di ogni trade. A nessuno piace contabilizzare una perdita, tanto più se viene generata da uno stop-loss che salta distruggendo capitale ed aspettative.

Differenti tipologie di stop

Esistono diversi tipi di stop-loss che possono essere espressi in:
• percentuale fissa;
• a valore monetario;
• a punti fissi.

Oppure possono essere legati:
• alla volatilità;
• al tempo trascorso.

Ogni diverso stop risponde a determinate esigenze di protezione, il capitale muta continuamente in entità ma anche in qualità. E non bisogna dimenticare che il tempo, impietosamente, concorre a “qualificare” il mutamento.
Lo stop a percentuale fissa prevede l’uscita dopo una perdita superiore a una variazione percentuale. Rappresenta il movimento avverso massimo che si decide, a priori, di concedere al titolo. Uno dei dilemmi più diffusi tra i trader, una volta convinti della necessità assoluta dello stop-loss, è quanto deve essere grande lo stop. Stop-loss troppo piccoli saltano di continuo, ma troppo larghi perdono buona parte della loro utilità.

Ampiezza di uno stop

Seguono delle percentuali di stop di massima, divise per time frame.

• Operazioni Intraday.
Da pochi tick a 2-3 punti percentuali.
• Operazioni Multiday su grafico daily.
Dal 2% al 7%
• Operazioni Multiday su grafico settimanale.
Dal 2% al 15%

Ovviamente l’ampiezza di uno stop va tarata sulla metodologia di trading che si utilizza, se si generano segnali ricercando le rotture tecniche, e quindi volatilità e direzionalità che esplodono, lo stop può essere molto piccolo perché, ad esempio, alla rottura di un massimo assoluto i prezzi dovrebbero esplodere. Se invece si utilizzano medie mobili o altri sistemi “ritardati” lo stop dovrà essere più largo dando la possibilità alla strategia stessa di generare i cambiamenti di posizione.

Altri accorgimenti

Lo stop loss è un’ospite sgradito, è bene metterlo in chiaro, tuttavia la sua presenza è indispensabile e va accompagnata da altri accorgimenti per uscite tempestive dalla posizione.

  • Lo stop a valore monetario consiste nel prevedere la chiusura dell’operazione alla perdita di un certo ammontare di denaro. Se, ad esempio, il mio stop è di 500 euro ad operazione, ogni volta che perderò quella cifra, indipendentemente dal capitale utilizzato, scatterà la chiusura dell’operazione. Uno stop che però ha il grosso limite di non essere costante percentualmente, se infatti applichiamo uno stop di 500 euro a un titolo che quota 10 euro l’incidenza è del 5%, se poi lo stesso titolo precipita a 5 euro ecco che l’incidenza percentuale raddoppia e si porta al 10%
  • Lo stop a punti fissi è usato principalmente quando si opera con i future. Perdere 500 punti in un future che quota 15.000 punti è la stessa cosa, dal punto di vista monetario, di perderne 500 con il future che quota 30.000 punti (in entrambi i casi si perdono 500 punti moltiplicati il valore del tick). Dal punto di vista della percentuale è invece ben diversa la cosa, nel primo caso si tratta di uno stop del 3%, nel secondo caso dell’1,5%.
  • Lo stop legato alla volatilità è uno stop quasi intelligente che parte da un presupposto corretto: i mercati sono sempre in mutamento. E quindi la volatilità crea zone di incertezza direzionale o di trend ben definiti che con un indicatore di volatilità si possono, in parte, misurare. Per questo particolare tipo di stop esistono due applicazioni:
    1. stop automatico legato alla volatilità
    2. stop manuale legato alla volatilità.

Nello stop automatico, utilizzato prevalentemente nella costruzione di trading system, si creano tre sistemi identici tranne che per il valore dello stop loss, e grazie a un indicatore che misura la volatilità si fa gestire il trade con uno dei tre sistemi.
Il sistema per l’alta volatilità con uno stop maggiore, quello per la bassa volatilità con uno stop basso e quello per la fascia intermedia che è, peraltro, quella utilizzata maggiormente, con uno stop intermedio.

In altri termini si utilizzeranno stop più elevati in alta volatilità (mercato con forti sbalzi delle quotazioni che crea molti falsi segnali), stop più bassi nei mercati a bassa volatilità (con movimenti progressivi senza strappi) e stop normali nelle altre fasi. Il motore del trading system, ovviamente, avrà il compito di discriminare i segnali in trend da quelli generati nelle fasi laterali.

Lo stop legato alla volatilità manuale è, invece, più “artigianale” ed è utilizzato prevalentemente nell’insieme delle tecniche di breakout con la ricerca di fasi laterali che creano esplosioni di volatilità. Generalmente si compra alla rottura della fase laterale mettendo lo stop sulla vecchia resistenza che diviene supporto. In realtà è più corretto mettere lo stop alla base della candela che ha generato il segnale e non alla rottura grafica, generalmente posta ad un livello superiore. Questo tipo di stop è molto utilizzato dai trader che utilizzano l’analisi candlestick.

  • Lo stop legato al tempo trascorso è un particolare stop che muta in funzione del tempo, solitamente si riduce di ampiezza col trascorrere delle barre arrivando a permettere la chiusura in pari dopo un tempo prefissato e se, ovviamente, la quotazione è superiore al prezzo di acquisto. Lo scopo di questo stop è di trasformare il trade in un’operazione a rischio zero. Nei trading system che utilizzano l’esplosione della volatilità come segnale di acquisto questo stop è particolarmente prezioso poiché, dopo un forte strappo delle quotazioni, il trend deve riprendersi entro poche barre altrimenti si tratta di un falso segnale.

In conclusione

Chiudere un trade in stop loss sancisce il fallimento del segnale. La frustrazione è massima quando, dopo essere saltato lo stop, il trend riprende forza e vigore senza la nostra posizione. Se si inserisce uno stop loss troppo stretto si finisce col perdere più del dovuto. Se non si mette uno stop loss si finisce col perdere più del dovuto. Spesso non è l'imprecisione delle nostre intuizioni che ci fa perdere, ma l'inadeguatezza delle nostre aspettative.

E’ facile scegliere fra il bene e il male, più complicata la scelta quando le persone si trovano davanti a due eventi considerati dannosi ma di diversa entità. In questi casi la scelta più corretta è quella del male minore. Il cervello, in modo naturale, opta infatti per il dolore di lungo termine piuttosto che quello di breve. E’ per questa ragione che investitori e aspiranti trader non rispettano gli stop loss. Davanti a un’operazione in perdita il trader si trova davanti a una scelta: tenere aperta la posizione, con il rischio di vederla lievitare o chiuderla, contabilizzando immediatamente il risultato negativo. L’essere umano tende in modo naturale alla prima scelta e cosi il danno molto spesso si aggrava. Ma, da un punto di vista operativo, si dovrebbe utilizzare la regola del “male minore” per evitare il pericolo di subire perdite di notevole entità.

Citazioni

  • "Un buon stop order è piazzato su un livello di prezzo dove si e' disposti a trasferire il rischio a qualcun altro." (Ed Seykota)

Vedi anche: